Vero è che l’eccesso di clemenza è non meno sovente nocivo; ma non se ne può pronunziare giudizio senza riguardo alla situazione, che uno storico deve saper distinguere. Se potessi e volessi affettar l’erudito, oh quanti esempi vi sarebbero a trarre dalla storia, e fino ai giorni nostri! Raccolto nel mio picciol guscio mi limito a rammentare che Napoleone 1° dopo la catastrofe di Waterloo, alla quale pur concorsero difetti di comunicazioni d ordini, d’interpetrazioni, di esecuzione e di richiesta annegazione, se non di peggio; l’Imperatore, che non in tutti rinvenne ivi gli antichi suoi guerrieri, non profferì mai motto di dispiacenza contro chicchessia. Lo storico anziché erudirci colla sua pugnente penna, avrebbe dovuto saper vestirsi dei panni di tutti coloro che presume trascinare sotto la sua poco calcolata critica. —Mi asterrei poi di altro apporre sulle da lui asserte sessioni, e p spesse ingiunzioni per assalire, avendone ormai molto esposto in tutt’i precedenti scritti, e specialmente nel più volte richiamato §10 de’ Cenni storici riguardanti la mia persona, e nel precedente art. 46 di questi Comenti. Né le sole Guardie Reali erano nuove al fuoco più degli altri Corpi del nostro Esercito, stante il difetto di occasioni di guerra da più anni per tutti, tranne pei pochi che vantavano molti anni di servizio, e di questi la Guardia ne avea in proporzioni pressoché eguale agli altri Corpi della Fanteria.
8 e 10 de’ miei Cenni Storici riguardanti la mia persona rammenterà che le ho trascritte le sentenze opposte di Napoleone 1°, dell’Arciduca Carlo di Austria, di Federico 2.° di Prussia e di Montecuccoli, e simili; la Storia militare ne offre a dovizia; senza omettere i felici tratti di audacia, quando sono ben calcolati. Carlo XII mentre i suoi Generali e Ministri deliberavano di salvarsi colla Diplomazia, cavò la spada, e con pochi soldati cors’a conquistare Copenaghen. Noi abbiam temuto delle chiacchiere de’ giornali, della setta che si chiamava popolo, e abbiamo disarmato il vero popolo, e dato a saccheggiare alla setta.
Di un Uffiziale il 12 Settembre, ripetute poi per bocca del Capitano Luvarà, ed indi da una lunga Ministeriale del 16 Settembre, dietro di che il Re mi chiamava a Sparanise, ov’io sommetteva ragioni contrarie, ec. — Trovo in ciò anacronismo ed alterazioni che snaturano il perito de’ fatti. () Nell’arrivargli, forse il 12 Settembre, nuovi impulsi per bocca di un Ufficiale, che se mal non ricordo, par che fosse il Capitano Frantzel ch’era presso la Legazione Austriaca, () opposi più distinte mie considerazioni pei Capitano Fabri del nostro Stato Maggiore, le quali furono tanto bene accolte dal Sovrano, che il 14, faceami pervenire per corrente elettrica la segnalazione che qui alligo in copia sotto il N.° 1006, ove scorgerà, che apprezzando le mie osservazioni, mi lasciava piena e completa libertà di azione(). Però colla data del 15 mi arrivava il 16 la Ministeriale della Guerra, Movimento N.° 3, che troverà trascritta in continuazione del succennato telegramma, colla quale mi s’ingiungeva di prendere l’offensiva Feci dubbio in me che il Ministro ignorasse l’ultima determinazione del Re; nonpertanto mi disposi ad uniformarmivici. Pervenne dopo il Capitano Luvarà, credo bene il 16 stesso; a ripetermene le premure da parte del Sovrano.
Ella già diviene in qualche modo su queste colpe; ma per meglio assodare la convinzione sull’andamento dei latti, le compiego le copie de’ documenti qui sotto segnati (), dai quali scorgerà bene l’impronta del suo sistema di tergiversare le interpretazioni per emanciparsi dagli ordini e dalla dipendenza. Vedeva regolarmente il Re più volte al giorno, per fargli rapporto e prendere i suoi ordini, onde dare i miei di risulta; visitava giornalmente ripetute volte diverse batterie, per le verifiche e direzioni convenevoli, mi assicurava de’ lavori del Genio, e vi adempiva, senza risparmio di me, a quanto era chiamato dalla mia carica. Il solo approvigionamento e distribuzione de’ viveri restar doveano da me meno sorvegliati, ché, affidatasene la cura dapprima dal Sovrano al Brigadiere Francesco Conte de la Tour con esclusiva facoltà, partito questi per commessione all’estero, nello stringersi l’assedio, rimaneva quel servizio affidato a Commessari di Guerra, colla medesima esclusiva facoltà, con prendere solo ordini e norma dal Re direttamente. Si era http://ngu-trading.com/come-funzionano-gli-algoritmi/ con arte fina interessato l’animo del Sovrano al benessere della Guarnigione;— quali sortir doveano le conseguenze, ogni uomo di consumata esperienza può comprenderlo; quali furono è noto ad ogni uno che vanta quell’assedio. Non trovo ozioso inoltre di osservare, che forse io difettava in Corte di quel prestigio necessario, che proviene sovente da’ titoli di nobiltà, da ricchezze comunque acquistate, e dall’intrigo https://editoraangel.com.br/leovegas-app/ assistito da gonfia facondia; né era de favori li predestinati a raccoglierne tutt’i vantaggi.
- Ma l’autore invaso dal chiaro impegno di disporre i suoi ragionamenti a travolgere il me rito del fatto e del non fatto, ed indotto a tener sempre di mira il prestabilito Capro espiatore, su cui rincarire ogni peso; ei per qui talmente aberrato, che giunge a dimenticare financo quanto narrato avea nelle prossime sue pagine precedenti, riguardante i movimenti di Fanti, e come a Loreto Lamoriciére trovossi chiuso.
- —Emerge da ciò, ch’egli costante nel sistema di concettizzare da Cattedratico su tutti e su di tutto, con frasi vibrate e concise, di che è felice,ha voluto anche in ciò sbarrare i limiti nei quali dovea tenersi per non invadere le facoltà altrui.
- E non produrrebbe che rovina ed eccidio alle Città volontariamente e pacificamente lasciate d’ordine della M.
- E dov’è ito tutto quello che ho dilucidato nella nostra corrispondenza, e di che si chiama egli stesso persuaso nell’ultima sua lettera?
- Colle forze che io ho da questo lato ho determinato di attaccare la posizione di S.
Le informazioni su tale avvenimento mi davano elementi da far procedere a carico di un Sergente della Guardia, che chiesi fosse stato sottoposto al competente Consiglio di Guerra di quell’Arma, come inizio della procedura, facendomi poco imporre dalle contrarietà della gerarchia della Guardia, sostenuta dal Tenente Generale Selvaggi. Ma era necessario che calmassi il pubblico con un tratto di giustizia, almeno nella forma; che apprestassi alla guarnigione un esempio di rigorosa disciplina; e che convincessi molti ch’io non era l’uomo da sapere reggere la maschera di Arimane. Quella processura non potà venire a fine durante quel mio Comando, dopo del quale null’altro ne ho conosciuto. Generalmente si sa che i Granatieri della Guardia, per savia prudenza, furono traslocati a Portici sotto aspetto di punizione, d’ordino del Sovrano. Pensieri del Generale Giosuè Ritucci tendenti a migliorare la condizione degli ufficiali militari di ogni rango al ritiro ed ai posti sedentari mercé, due clementi tratti di Giustizia distributiva; non che quella delle famiglie superstiti militari; il tutto gravando di poco o di nulla la Finanza.
La Guardia imperiale di Napoleone I.°, che in più occasioni ha dato pruova d’immenso valore, era nutrita con eletti https://www.lellaverde.it/migliori-casino-online-italiani-autorizzati/ tra più distinti per meriti di guerra nell’Esercito, ed esemplarità di disciplina; come credo l’attuale Guardia in Francia, ed in altri Stati, ove i fatti si apprezzano più delle parole. E di fatti non vi fu d’uopo di maggiori spiegazioni. Chiamato il mattino del 25 Settembre dal Re a convegno sotto Sparanise, ebbe effetto quella conferenza nella quale il Sovrano, senza punto far parole della ministeriale del 21, fecemi le prime proposizioni del Disegno di guerra che aveasi in progetto, come ho riflettuto nella nota 1 al Comma del §.
Si trattava della sorte del Regno, del Trono e della Dinastia, ed io scarso di mezzi di ogni natura, con incompleta fiducia sulla disciplina e valore de’ miei dipendenti di ogni classe, e su quella che gli stessi dipendenti potessero avere in me, dopo i tanti scandalosi tradimenti, inettezze e viltà precorse; con vacillante facoltà, atta più ad espormi ad arbitraria risponsabililà che a darmi libera attitudine; io era nell’obbligo di rassegnare tutte le mie vedute. Queste cose che le ho notate come la penna gitta%, non sono certo per fare uri rimprovero a Lei e a non pochi onorati uomini che ebbero la sventura di perdere la Guerra senza ragione; Ella e quelli sono vittime degli errori altrui, della malizia di molti, della ignoranza de’ più, dallo accecamento di quasi tutti, che non videro come a vincere una Rivoluzione falsai che mentiva italianità e popolarità, bisognava esser veri patrioti e popolari, e servirsi degli elementi patri e nazionali, e combattere a ogni modo a furor popolare lo straniero. Il certo si è che mentre i Cacciatori si battevano, assaltando Batterie, Posti e Case fortificate, e che i pochi distinti della Guardia stessa, coi due distaccamenti della Fanteria di Linea spiccati d’ordine del Re dalla Guarnigione di Capua al fronte di Santa Maria, sostenevano l’onore delle loro Bandiere, la maggior parte della Fanteria della Guardia giaceva da più ore divisa, o raccolta sullo spallo di Capua, insensibile a qualsiasi animante sprone di graduati, di Principi e del Sovrano ancora!
S. R. M. Tenuto presente le Sovrane idee comunicate a voce dal Capitano dello Stato Maggiore Luvarà, di voler far prendere l’offensiva a questo Corpo d’Esercito per imporre alla Capitale ed a tutti i paesi circostanti, afflitti dalla Rivoluzione annessionista, il ritorno al Governo della M. V. , ecco il piano che mi proporrei, in quanto ai movimenti. E lo sbuffare che anche la vita del Ritucci parve in pericolo,non è che un ritrovato per coonestare quanto con malignità cercavasi far penetrare nell’animo agitato del fiducioso Sovrano, per indurlo in un modo qualunque al mio richiamo.
—in più ristretta scala ebbi forse come lui pericolosi detrattori; fui richiamato dal Comando pressoché come lui; —le conseguenze a tutt’i contemporanei note, furono poco dissimili! — Dalla dissoluzione di quel residuale Esercito, e non dal Plchiscito, previdi la caduta della Corona, e dell’autonomia del Regno, ed il fatto lo ha comprovato. «La forza della ragione poco vale, se non é sostenuta dalla ragione della forza.» — Sia almeno di esempio nella Storia, onde si apprezzi meglio l’importanza di un Esercito, e sappiansi più distinguere e valutare gl’intriganti ed i parolai, dagli uomini di cuore, costanti al loro programma, che per principio impiegano tutto sé stessi all’onorevole adempimento de’ propri doveri.